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Le serve di Jean Genet - Recensione di Lavinia Morisco


Teatro del Navile - Le Serve di Jean Genet, con Agnese Corsi, Milena Cortelli, Simona Ortolani, regia di Nino Campisi. (Dicembre 2012)



“Un’incestuosa storia calata in un’intrigante atmosfera da film noir è la vicenda de Le Serve di Jean Genet messa in scena da Nino Campisi al Teatro Navile. Un testo complesso quello di Genet, una trama intricata, tutta giocata sul capovolgimento dei ruoli, sui colpi di scena, su furti di identità, travestimenti, fiati sospesi al limite tra la vita e la morte.”

Le due serve sorelle e legate da un rapporto asfissiante di dipendenza psico-fisica, inscenano più volte il marchingegno per uccidere la Signora per cui sono al servizio e a cui sono vincolate da un rapporto di amore e odio.

Entrambe desiderano diventare la Signora eppure vogliono ucciderla per salvarsi la pelle. Infatti mediante delle fasulle lettere anonime avevano fatto in modo che l’amante della signora fosse denunciato ingiustamente.

Quando le due sono sul punto di essere scoperte dalla Signora, le preparano una tisana avvelenata per ucciderla, ma nessuna delle due sarà capace di fargliela bere. Nel frattempo le due serve assumono a turno “i panni” della Signora e non in senso figurato: indossano la sua toeletta, riproducendo ossessivamente la dialettica servo-padrone all’interno di una logica masochistica. La regia di Nino Campisi muove verso una riproduzione fedele, accurata e di imprinting cinematografico.

Il regista ricrea sulla scena l’intreccio della drammaturgia di Genet lungo una linea molto interessante e che incute curiosità nello spettatore. Sviluppa in maniera strategica ogni passaggio, rendendolo piacevolmente intellegibile anche a un pubblico ignaro del testo del drammaturgo francese.

La scenografia ricostruisce un interno domestico in cui viene focalizzata l’attenzione su dettagli oggettistici che diventano espedienti dinamici utili allo sviluppo del plot. Un divano, uno specchio (che replica il tema del doppio e dello scambio di ruoli), un telefono posto su un comò accanto a una sveglia e un accattivante gioco di chiaro-scuri.

L’esemplare recitazione di Agnese Corsi, Milena Cortelli e Simona Ortolani diventa un connubio perfetto con le musiche perturbanti di Toru Takemitsu, che diventano parte integrante della performance vocale e non puro accessorio o sfondo sonoro. L’ultimo scambio di ruoli tra le due serve si riversa su un masochismo dominante per il quale una delle due, Chiara nei panni della Signora, berrà la tisana avvelenata e si lascerà morire.

Grande messa in scena quella di Nino Campisi. Applausi.”

Lavinia Morisco

3 dicembre 2012

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