Sabato 27 Gennaio, nel Giorno della Memoria, Massimo Manini sarà al Teatro del Navile di Bologna per condurre il pubblico nell'atmosfera ottocentesca della storia del piccolo bambino ebreo Edgardo Mortara.
"L'affaire Mortara" di Manini è al momento l'unica opera teatrale scritta e realizzata in Italia su questa intricata vicenda, ora riportata in auge da Steven Spielberg che già due anni fa ne ha annunciato la lavorazione con l'intento di portarla sul grande schermo.
L'affaire Mortara (Il piccolo bambino ebreo) è un'opera raffinata dal taglio laico, non propende mai per una o per l'altra parte, mettendo tutti, protagonisti e no, davanti a un problema di coscienza che va ben oltre al senso di fede o all'ideologia politica d'appartenenza. Una visione “civilmente responsabile” che tocca gli aspetti più profondi dell'animo umano.
L'antefatto
Bologna 23 giugno 1858. La polizia pontificia, per ordine di Papa Pio IX, bussa alla porta del mercante ebreo Momolo Mortara, strappandogli con la forza il figlio Edgardo, per via di un presunto battesimo segreto avvenuto per mano della propria donna di servizio, la diciottenne Anna Morisi.
La Chiesa, che a quei tempi non tollerava l'idea che un bambino ebreo, anche se forzatamente convertito al cristianesimo, potesse continuare a vivere in una famiglia ebrea, ordina il sequestro del piccolo e il trasferimento di Edgardo a Roma, nella Casa dei Catecumeni, per iniziarlo all’educazione cattolica. Comincia così, una disperata vicenda umana, che porta la famiglia Mortara a compiere tentativi inutili per riavere il proprio figlio, finché la madre, Marianna, si ammala consumata dalla scoramento e il padre, Momolo, abbandona gli affari, trascinando la famiglia alla rovina.
Dopo anni di vani tentativi, durante i quali vengono inutilmente spesi tutti i risparmi, i Mortara si trasferiscono a Firenze, da un fratello di Momolo, il quale offre loro una casa, conforto e sostegno. Quando sembra che almeno sul piano pratico del vivere quotidiano, i problemi siano risolti, succede un’altra disgrazia. Rosa Tognazzi, la nuova donna di servizio della famiglia, precipita da una finestra di casa Mortara. Pur dichiarandosi innocente ed estraneo al fatto, Momolo viene immediatamente arrestato, trovandosi così ad affrontare un impensabile processo che lo accusa di omicidio. Il giovane figlio e difensore legale Augusto Mortara, che inizialmente tenta di aiutare il padre, capita la complessità del caso, chiede aiuto al più esperto avvocato Mancini, che intuito l'importanza della vicenda rispetto al momento storico, coglie l'occasione per trarne un vantaggio soprattutto politico per ragioni ben più importanti di quelle strettamente processuali che legano la vicenda personale di una famiglia alla storia del nostro Paese.
Lo spettacolo
Un caso talmente contorto, a metà tra il dramma individuale e la vicenda politica, che, proprio per l’importanza che ebbe sul processo dell’unificazione italiana, venne continuamente ridimensionato e col tempo definitivamente insabbiato, tanto da renderlo sconosciuto ai più.
Una storia vera, appassionata, documentata e ricca di colpi di scena, fatta di dispute e controversie tra i genitori del piccolo Edgardo, la Santa Sede e l’interessamento di avvocati, diplomatici, ambasciatori e capi di stato di tutto il mondo. Con chirurgica perizia, una drammaturgia articolata e una grande abilità attoriale, Manini porta agli occhi degli spettatori non solo i particolari di un'affascinante episodio storico, talmente straordinario che sembra essere inventato, ma nel svelarne tutti i passaggi, pone gli spettatori a riflettere sul proprio passato e sulle radici di quella parte della nostra cultura che attinge nei semi dell'intolleranza.
Sulla scena un attore solo da cui tutti i personaggi prendono vita: dal maresciallo Lucidi che comandò il sequestro del piccolo ebreo al padre Momolo, dalla domestica Anna Morisi a Rosa Tognazzi, dal piccolo Edgardo a Padre Feletti l'inquisitore di Bologna. Escono così e si materializzano dal nulla confessando il proprio ruolo nella vicenda, i vari protagonisti, sfilando uno a uno in una sorta di via crucis necessaria in cui tutti sono vittime e carnefici allo stesso tempo. Dell’arringa finale del determinato avvocato Mancini, colui che risolse il caso a favore del nuovo governo, rimane solo un monito, rivolto a una mentalità retrograda, che può appartenere sia alla ragione religiosa che a quella politica, e che non punta il dito contro questa o quell'altra; un’esortazione la sua, che va contro quegli uomini e quelle culture di tutti i tempi che spesso fuggono di fronte all’evidenza dei fatti, relegando gli eventi nei sotterranei dell’incomprensibilità.
Nella foto: Il rapimento di Edgardo Mortara, dipinto da Moritz Daniel Oppenheim nel 1862.
Ingresso riservato ai soci: tessera € 1,00 – Biglietti: Intero €10,00 -
Ridotto € 8,00 (per allievi attori della Scuola di Teatro e per i soci di Circolo Arci Alle Rive del Reno - Millenium Gallery e Circolo Giovanni XXIII°)
Biglietteria ore 20,30 - Inizio Spettacolo ore 21.
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