Giovedì 23 e venerdì 24 febbraio, alle ore 21, il Teatro del Navile di Bologna e la Scuola di Teatro diretta da Nino Campisi presentano "Cecè", un atto unico di Luigi Pirandello, con Filippo Felline, Alessandro Gibertoni, Cecilia Lo Gioco ed Elena Patrizi. Regia di Fabio Menis e Nino Campisi.
Nino Campisi e il Teatro del Navile tornano ad occuparsi di Luigi Pirandello, la cui opera è da sempre oggetto di studio e parte integrante dell'attività didattica della Scuola di Teatro. La nuova edizione di "Cecè" rispetta l'impianto registico originario di Nino Campisi e si avvale della esercitazione alla regia di Fabio Menis.
La prima versione documentata di Cecè al Teatro del Navile risale al 2000, poi ripresa nel 2003 e infine riproposta nel 2013 nell’ambito della rassegna “Pirandello è il novecento”.
Cesare Vivoli: Uno, nessuno e centomila
La commedia “Cecè” (scritta nel 1913 e rappresentata in prima assoluta nel 1915 al Teatro Orfeo di Roma) ci mostra il volto brioso e umoristico dell’autore.
Pirandello mette in scena, alla maniera del vaudeville francese, un allegro e scanzonato faccendiere che si muove nel corrotto sottobosco della capitale, Cesare Vivoli, detto Cecè, qui protagonista di un raggiro ai danni di Nada, un’ingenua mondana di lusso.
Cecè ha rilasciato a Nada delle cambiali per vincere una scommessa tra amici. Per riavere indietro le cambiali Cecè si serve dell’ignaro commendator Squattriglia, un ricco costruttore a cui ha fatto dei favori introducendolo presso il Ministro dei Lavori Pubblici.
E così Squattriglia, presentandosi a Nada come amico del padre, e dipingendo Cecè come un furfante senza scrupoli che ha messo a repentaglio l’onore della famiglia a causa delle sue azioni scellerate, riuscirà a riavere le cambiali in cambio di poche lire.
Cecè, rientrato in scena, fa credere alla povera Nada di essere vittima di un fantomatico usuraio che è riuscito a carpire le cambiali per poterlo ricattare. Per farsi perdonare, Nada restituisce a Cecè la piccola somma in denaro datale da Squattriglia e lo ripagherà con le sue grazie alla stregua dell’usura del finto ricattatore.
Il personaggio del “viveur”, Cecè, si inserisce nel filone di critica alla corruzione della capitale romana, luogo di affari e di loschi traffici.
Ma oltre alla critica al mondo della politica, Pirandello anticipa qui il tema di “Uno, nessuno e centomila” (il suo romanzo più importante, iniziato nel 1909 e pubblicato nel 1926) con un breve monologo con cui Cecè si descrive a Squattriglia: “Ma dimmi un po': non è uno strazio pensare che tu vivi sparpagliato in centomila? In centomila che ti conoscono e che tu non conosci? che sanno tutto di te, e che tu non sai neppure come si chiamino?...” (...)
Una umanità vittima e carnefice dell’alienazione mentale
Fin dai primi decenni del novecento, la letteratura italiana, grazie all’opera di Luigi Pirandello assurge alla ribalta culturale del mondo occidentale, da nazionale diventa internazionale, e il conferimento, nel 1934, del Premio Nobel per la letteratura allo scrittore siciliano, sancisce l’immortalità della sua opera.
Pirandello descrive il profondo malessere della società del suo tempo, interpretando la crisi della piccola borghesia nel drammatico passaggio dalla cultura ottocentesca alla modernità del novecento.
Al centro del suo lavoro letterario c’è una umanità che è vittima e carnefice dell’alienazione mentale e sociale, di pregiudizi e di ipocrisie, di egoismi ancestrali, ma soprattutto di un auto-inganno perpetrato contro la propria e altrui identità personale.
L’uomo di Pirandello non è mai intero, sorretto da imprescindibili valori universali, ma è un uomo scisso nelle sue componenti, diverso ora per l’uno ora per l’altro, poiché la sua apparente personalità non è mai vera, non ha fondamento di verità.
Non riuscendo a identificarsi e a nominarsi l’uomo del novecento è solo, "uno, nessuno e centomila", smarrito nel dedalo di una società che lo divora così come Kronos figlio del Caos divorava i suoi figli.
Nino Campisi
TEATRO DEL NAVILE - SPAZIO ARTESTAGIONE TEATRALE 2022 - 2023
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