(...) I nani, per quanto possa sembrare una piece semplice e priva dei trucchi del Pinter precedente, è in realtà un'opera complessa e difficile che la lettura registica di Campisi ha reso lineare grazie alla frantumazione in vere e proprie sequenze, come in un montaggio cinematografico, separate da fluide "dissolvenze in chiusura" e, nello stesso tempo, legate da bellissimi brani musicali - John Lennon, tragli altri - che costituiscono una sorta di filo rosso nella visione dello spettatore. Campisi traccia un parallelo tra l'opera di Pinter e la pittura di Francis Bacon , attraverso figurazioni (immagini cristallizzate in cui si immobilizzano gli attori alla fine di ogni quadro), che deformano l'impianto naturalistico del testo e della recitazione. È questa la personalissima chiave di lettura per farci assistere al progressivo annullamento della personalità e al crollo dell'identità personale uniti alla follia e deformazione che s'insinuano nella mente dell'uomo nel momento in cui cerca di interpretare o rappresentare la realtà.
Il Paese - Claudia De Benedittis - 9 aprile 1994